Luci della ribalta

LUCI DELLA RIBALTA

La rinascita mediatica del Forte di Exilles

Un 2022 all’insegna delle tv nazionali e internazionali grazie alla Maschera di Ferro. Da Tele France 1 a Freedom, da Tele France 3 a Rai1 con una strepitosa novità per il 2023

Testo di Riccardo Humbert
Fotografie di Claudio Allais, Riccardo Humbert


E pensare che l’abbiamo sempre avuta sotto gli occhi! È proprio vero che nessuno è profeta in patria! E per continuare con le frasi fatte: “l’erba del vicino è sempre la migliore”. Sono venuti pure dalla Francia per ricordarcelo. Poveri valsusini, degni di essere annoverati nella pletora di quelli che “i l’oma sempre fait parej!”. Eppure fin dalla nascita, almeno noi exillesi, abbiamo sempre parlato, e discusso, e fantasticato, e ipotizzato, e addirittura negato la presenza della Maschera di Ferro nel nostro forte.
Poi un giorno arriva, bella bella, la signorina Mélanie des Monstiers, piccolina, biondina e determinata. È autrice e giornalista della trasmissione Secrets d’histoire in onda su France 3. Sta girando un documentario: L’homme au masque de fer. Ci ricorda che, prima che alla Bastiglia e all’Isola di Santa Margherita, il personaggio misterioso è stato per sei lunghi anni proprio qui, nel Forte di Exilles. Così chiede il permesso per effettuare le riprese al suo interno. Per una di quelle coincidenze che sembrano dettate da un destino che a noi sfugge, per la stessa giornata viene effettuata un’altra richiesta da parte di Tele France 1 per lo stesso motivo: la Maschera di Ferro.
Ben vengano anche loro e le loro telecamere.
In ogni caso l’incontro tra concorrenti (TF1 e TF3) è stato all’insegna di una fredda cordialità ed è stata nostra cura suddividere le location in modo da non incorrere in fastidiose e imbarazzanti sovrapposizioni.
Se una troupe era alle cannoniere, l’altra veniva dirottata nella Scala del Paradiso. È stata una sudata ma ne è valsa la pena. Non so se la conflittualità mediatica francese sia pari alla nostra ma non si sa mai e noi, scarpe grosse e cervello fino, abbiamo risolto la situazione.
Piccolo flash back: in realtà qualche sentore di interesse intorno al misterioso personaggio era già arrivato a luglio quando la troupe di Freedom capitanata da Roberto Giacobbo con Omar al seguito aveva registrato una lunga docufiction sulla maining star mascherata del momento. Sono state arruolate alcune comparse locali tra cui anche chi ha interpretato l’uomo mascherato. Alla soddisfazione per l’onorata scelta, al nostro povero amico si è ben presto sostituita, però, una profonda repulsione quando il regista l’ha spinto a mangiare, inginocchiato, un pomodoro raccolto da terra. Non tanto per la terra, quanto perché il pomodoro era la verdura che maggiormente detestava. La fama richiede i suoi sacrifici. In ogni caso la presenza di Giacobbo ci ha permesso di scoprire cosa contiene quel formidabile mega truck di Freedom: una cucina.
Finita la poesia?

In realtà l’impavido autista del più famoso truck d’Italia è un eccellente cuoco e fa l’autista per passione. È dunque costume che, alla fine delle riprese, ci si infratti in qualche luogo appartato, al di fuori da fans e curiosi, per divorare bistecche e salsicce di varia estrazione regionale, essendo Roberto Giacobbo un valido intenditore. Imboscati ai piedi del Giasset, abbiamo avuto l’onore di partecipare al banchetto.È in quell’occasione che non ho potuto fare a meno di chiedere a Omar come fosse nato questo tormentone che incuriosisce mezza Italia.
«Per caso», mi dice lui.
«Una prima volta mi ha salvato da una brutta caduta avvertendomi della presenza degli scalini, poi ci ha preso gusto…»
Così Omar Taher El Zeyl, padre siriano e mamma abruzzese, contende il fascino del mistero proprio alla Maschera di Ferro.
Durante le visite alla fortezza, alla domanda “ma chi era la Maschera di Ferro”, molto spesso sprovveduti padri e madri di famiglia rispondono: “Il fratello di re Luigi quattordicesimo”.
O anche tredicesimo o sedicesimo, dipende dall’estrazione culturale.
Ecco, questa è la leggenda della Maschera di Ferro, quella partorita dalla fertile fantasia cosmopolita dell’afro-caraibico Alessandro Dumas padre.
Così chiamato per distinguerlo da Alessandro Dumas figlio.
Ma a noi la leggenda non interessa poiché gli aspetti storici sono documentati e testimoniati da ben altre fonti: atti legali, oggetti e lettere che si intrecciano tra Exilles e Parigi. Il povero prigioniero mascherato stava in quella che allora si chiamava la “Tour Grosse” o “Tour du César”. Dobbiamo qui ricordare agli sprovveduti visitatori che nel 1681 il forte aveva più l’aspetto di un castello, con due torri che oggi non ci sono più. La cella si trovava al primo piano della torre più alta; se a volte chi vi accompagna nei sotterranei del forte indicandovi una sorta di antro come cella della Maschera di Ferro, ebbene, sappiate che mente. Quella era una cantina.

Notizie circonstanziate raccontano anche che durante la piovosa notte di ottobre in cui il prigioniero fu portato da Pinerolo ad Exilles con una portantina, in zona Balboutet, sopra Usseaux in Val Chisone, si ruppe una delle stanghe. I moschettieri e i portantini tirarono un sospiro di sollievo poiché pensavano già di dormire sul posto, ma l’arcigno e vendicativo carceriere, il conte Bénigne Dauvergne de Saint Mars, incaricato di accudire il prigioniero e capitano dei moschettieri, la fece immediatamente riparare da un falegname del posto e la marcia continuò.
Perfido, non è vero? Si raccontava inoltre che il conte fosse solito spiare nottetempo i suoi sottoposti, addirittura salendo su un albero. Ebbene, questo personaggio potrebbe costituire la chiave di tutta la vicenda distruggendo tutto il fascino che è nato dietro la figura dello sconosciuto.
In realtà basterebbero due informazioni per smontare il mito: come farebbe un uomo a sopravvivere per più di trent’anni con una maschera sul volto? E non importa se di ferro, di velluto o di stoffa. L’aggressione di germi, virus, escoriazioni dovute a sfregamento, mancanza di luce, bacilli ne renderebbero impossibile l’esistenza. Inoltre: come mai quei pochissimi che hanno avuto occasione di vederlo lo descrivono prima come basso, tarchiato e di carnagione olivastra e altri testimoni, al momento della sua morte, lo definiscono un giovane e di bell’aspetto?
A voi l’ardua sentenza.
Ovvio che con questo non dissuaderemo mai nessuno a pensarlo come il fratello di Re Luigi, il figlio illegittimo del Re, Nicolas Fouqet, il conte Mattioli, Eustache Dauger, Mandrake o il numero 16767 della Banda Bassotti.

Ma torniamo al nostro forte, le cui vicende del 2022 lo hanno visto risplendere sulle televisioni italiane e francesi. Insomma, il messaggio è chiaro e ora sappiamo che dobbiamo ringraziare quella vecchia volpe di Voltaire. È grazie alla sua curiosità che oggi possiamo vantare questa presenza che aleggia come un ectoplasma su quelle mura ed è per questo che quest’anno si vorrebbe dedicare molta più attenzione alle vicissitudini dell’uomo mascherato nei percorsi espositivi del forte. Lo fanno a Briançon in cui è stato ben tre giorni, prima di andare a Santa Margherita – lo si legge in una targa vicino a quella di Bartali –, lo fanno a Chateau Queyras dove pare (pare) che abbia soggiornato una notte, vuoi che non lo facciamo noi dove ha mangiato, dormito e fatto altre cose per sei anni? Va bene che in Francia quel povero disgraziato sia un po’ come Garibaldi che ha dormito dappertutto però, insomma!

Non posso terminare prima di spoilerare una notizia che, all’uscita della rivista, probabilmente sarà già diventata un segreto di Pulcinella. Il Forte di Exilles e lo stesso paesello diventeranno un enorme set cinematografico per le riprese di “Fuochi d’Artificio”, un serial in 6 puntate che andrà in onda su Rai 1. La vicenda è tratta dal libro omonimo scritto dal pastore valdese Giorgio Bouchard. Si tratta della storia di quattro ragazzini che, nel 1944, compiono azioni di sabotaggio ai danni dei tedeschi. La vicenda è ambientata in Alta Valle ma prevalentemente tra Exilles e la vecchia fortezza che, per l’occasione, sarà trasformata in un enorme casermone tedesco.

Che sia la volta buona che questo forte esce dall’oblio?